26 maggio 2011

"Vincenzo Gasolio" non è la traduzione di "Vin Diesel", brutte teste di cazzo ignoranti


E' praticamente da quando è uscito "Fast & Furious - Solo parti originali" che hai promesso al tuo fratellino (insomma, fratellino un cazzo, fa diciotto anni oggi) che l'avresti portato a vedere il quinto capitolo della serie.

E così, dopo aver percorso 75 km in 32 minuti con la tua punto in onore alla pellicola, ma soprattutto per arrivare con abbastanza anticipo da cenare all'Old Wild West appena fuori dal multisala, che si sa, è il vero motivo per andare al cinema, ecco che siete seduti, popcornati e pepsiati a dovere per la visione del sicuro capolavoro.



PERSONAGGI

Vin Diesel e O'Conner, chiaramente, più ripescaggi da tutti i precedenti film della saga. Alcuni più che apprezzabili:




...altri decisamente evitabili:

La cosa terribile è che a fine film si scoperà quella qua sopra




TRAMA NON CONGRUENTE

L'azione si apre con la sequenza finale del precedente capitolo, la liberazione di Vin Diesel dall'autobus che lo sta portando in galera. Sequenza stunt non proprio spettacolare, e il fan di vecchia data che è in me si risente un po'.

Ma c'è poco da stare a rimuginare, perché subito la scena si sposta a Rio De Janeiro, per la precisione in un favela nel culo più profondo e nero, di Rio De Janeiro, nella quale arrivano su Skyline il baldo giovine O'Conner (ancora abbastanza baldo, ma non più tanto giovine, oppure l'opposto) e la compagna riacquisita, ossa l'ex-passera Mia, la sorella di Vin Diesel che, nei panni della sua controparte reale, l'attrice Jordana Brewster, ha risentito non poco dell'inesorabile scorrere del tempo e delle vita che fugge et non s'arresta una ora (Petrarca, Canzoniere, Sonetto n° 272).

Arrivati che sono, vengono subito posti sotto custodia cautelare da una quindicina di baby gang del luogo, ma per fortuna interviene il buon vecchio Vince (alias "lo stronzo che quasi si ammazza nella rapina al camion del primo film") a fare da ambasciatore, e li porta nel buco di merda dove vive a fare la conoscenza di una troia brasiliana che ha ingravidato di recente, con tanto di erede mulatto che già sogna un futuro simile a quello di un altro figlio della favela, Adriano Leite Ribeiro (esatto, puttane e coca).

Tutti e tre partono così per la solita missione ultra-acrobatica, stavolta si tratta di rapinare da un treno in corsa due o tre macchine di lusso, un gioco da ragazzi, sicuro, come no, se te lo garantisce Vince ti puoi fidare.

Ovviamente va tutto stortissimo, e meno male che a metà rapina arriva Vin Diesel a salvare le chiappe a tutti, le risultanze della storia sono che Mia è in fuga con una delle auto e ci sono a terra tre federali stecchiti, della cui tragica dipartita sono chiaramente incolpati dal governo USA i nostri, senza nemmeno stare a indagare un po', chettifrega. In tutto ciò, la sequenza stunt è scarna-scarna, è il fan di vecchia data che è in me comincia a preoccuparsi.

Dopo aver fanculizzato Vince con la giusta motivazione che procura sempre e solo lavori dimmerda, si scopre che l'auto fregata contiene un microchip che appartiene al capo della camorra locale, dove ci stanno scritti tutti i luoghi e gli orari ai quali ogni giorno vengono consegnati i proventi del racket dei combattimenti illegali tra criceti. A questo punto, i nostri amici fanno la cosa più ovvia: decidono di rapinare il mafioso per la modica somma di cento milioni di dollari.

Convocati così tutti i cadaveri delle precedenti pellicole (sì, esatto, anche quei due mezzi messicani cazzonissimi), tutto è pronto per trasformare il film in "The Italian Job", solo con meno fica e più muscoli di attori gay, e il fan di vecchia data che è in me comincia a incazzarsi di brutto.

Viene fuori che per fare il colpo serve un macchina veloce, veloce davvero, così Vin Diesel va a sfidare un coglione che ha una Porsche Carrera GT, e tu dici sì, cazzo, finalmente c'è una corsa seria con una sequenza stunt seria, e invece, stacco sul garage della banda con l'auto già vinta, senza cazzo farci vedere la gara, e il fan di vecchia data che è in me comincia a tirar giù cristoni a coppie di quattro.

Nel frattempo, l'effebiài manda The Rock a fare il culo ai nostri per quella storiella dei tre agenti passati a miglior vita, e lui, tanto che c'è, si porta dietro un carro armato su quattro ruote col quale divertirsi a giocare agli autoscontri per le strade di Rio.


Percentuale di omosessualità latente in questa scena: INCALCOLABILE


Naturalmente, non dopo aver assistito all'epico scontro all'ultimo steroide tra egli e il nostro Vin, il nerboruto federale capisce chi sono i veri cattivi, e si unisce alla banda per fare il culo ai narconazicriminomani di tutto il Brasìl.

Purtroppo, prima di arrivare alla scena madre, c'è da sorbirsi la sequenza di Vin Diesel e O'Conner che PORCA DI QUELLA PUTTANA TROIA MI FA SCHIFO PURE SCRIVERLO imbracciano shotgun e mitragliette e sforacchiano cattivi che PORCA DI QUELLA MAIALA ZOCCOLA MI DOVETE DIRE DOVE CAZZO SI E' MAI VISTO e allora il fan di vecchia data che è in me attacca a smadonnare in ostrogoto runico retroverso antico.

Appena mi riprendo dallo shock, vedo che i soggettoni stanno facendo irruzione nella centrale della polizia di Rio, che essendo un zinzinello corrotta aveva lasciato che il cattivone del posto mettesse al sicuro tutti i suoi miliardi nella sua cassaforte.

I due ragazzotti, allora, dopo aver sfondato qualche muro di cemento armato con la macchina a prova di ira di dio prestata da The Rock, attaccano la cassaforte, che è grande come un monolocale in centro Milano prezzo interessante, alle loro due Dodge Charger, e la trascinano in giro per tutta la città, distruggendo ogni cosa, ma senza ammazzare nessun passante, che signora mia non starebbe bene farlo.

Inseguiti dalla polizia corrotta di tutta l'America Latina, ossia il 100% del totale, si ritrovano alla scena finale su un ponte in mezzo all'oceano, allora Vin Diesel fa un numerone dei suoi, che il fan di vecchia data che è in me, però, è ormai troppo demotivato per apprezzare.

Cattivi morti, The Rock che amnistia tutti avvertendoli che però tempo ventiquattr'ore ricomincerà a dargli la caccia, cento milioncioni intascati: cosa potrebbe andare storto? Be', dipende dai punti di vista. Dal punto di vista di O'Conner, per esempio, che ha ingravidato la tipa. Dal punto di vista di Han, che ancora non sa che in Tokio Drift creperà. Mentre, dal punto di vista del fan di vecchia data che è in me, CHE PUTTANA DI QUELLA SCHIFOSA LADRA HANNO TRASFORMATO UNA SAGA SPLENDIDAMENTE TAMARRA IN UNA CACATA DI FILMETTO ACTION CON IN MEZZO DELLE BELLE AUTO, ECCO COSA, CAZZO.

Unica nota di consolazione, nei minuti finali veniamo a sapere che Letty, la defunta ragazza di Vin Diesel, parrebbe essere miracolosamente ancora viva, e che quindi il sesto capitolo è già bello che servito, e la speranza che stavolta si vedano finalmente le tette di Michelle Rodriguez ti rinasce nel cuore.



20 maggio 2011

Il film più bello mai girato al mondo, nemmeno in futuro potrà essere superato



Potrei spendere mille parole per parlare dell'ultimo capolavoro di Robert Rodriguez (che, per chi non lo conosce, sarebbe il cugino ricco e famoso di Danny Trejo), ma credo che una lista di mille parole valga più di mille parole.

No, perché se andate a vedere questo film, ecco quello che avrete in cambio:

- pheega hollywodiana di alta qualità non-colla-puzza-sotto-al-naso (insomma, no Julia Roberts dei miei coglioni, ma tipo Michelle Rodriguez fuckin' abbigliata come Jena Plissken/Kurdt Russel in "Fuga da New York")

Ok, armata MILLE VOLTE MEGLIO, rispetto a Jena Plissken,
ma il concetto è quello



- esplosioni anche (e soprattutto) dove e quando non c'entrano niente

- oltre trenta tipi di diversi di coltelli usati dal protagonista

Capito come?




- armi improbabili

- armi un po' più probabili, ma comunque figherrime:

Caricare - puntare - affanculo povero stronzo



- salti dalle finestre usando le budella del cattivo come corda di sicurezza

- preti che se ne vanno in giro col doppio shotgun:

Altro che venire in faccia a chierichetti minorenni, porca troia!



- altri rappresentatni del clero che non gli sono da meno (qualcuno ha detto per caso "Lindsay Lohan sessuomane colle tette di fuori e strafatta per tutto il tempo del film che se ne va in giro vestita da suora impugnando una fuckin' 44 Magnum"?)

Ogni riferimento a pompini fatti a Rodriguez
per avere la parte è totalmente probabile



- riferimenti alla cucina messicana infilati ovunque

- un senatore degli Stati Uniti che si diverte a girare su un fuoristrada sparando a immigrati messicani sul confine col Texas e che porca di quella puttana è pure Robert De Niro

"Ma dici a me? Ehi con chi stai parlando? Dici a me?"



- scene che raggiungono l'apice più impensabile del trash, e scene più trash

- Don Johnson. Don "Crockett di Miami Vive" Johnson. Don "Nash Bridges ehi bimbo" Johnson. Invecchiato, appesantito, imbolsito... in una parola: magnifico.

Sì, vabbe', "introducing" 'sto paio di palle, scusa eh...



- Machete che ha in tutto quattro battute, ma non per modo di dire

- Gatling gun montate in maniera assolutamente irrealistica sul manubrio di moto custom e usate per sforacchiare tutti mentre si salta in mezzo a un'esplosione:

E non serve aggiungere altro, direi



- Jessica Alba che mostra le tette per la prima volta. Ma siccome non sono veramente le sue tette, ma tette digitali aggiunte dopo, in quanto le scene di nudo non le gira perché odia l'umanità, non metterò la foto del fotogramma in questione.

- Steven Seagal che, sforzandosi enormemente dal punto di vista recitativo, sfrutte tutte le sue una espressione e mezza e porta in scena un cattivo epico che usa le katana blade, si veste come un funzionario di partito cinese e chiama tutti "pugnetta":





...e per finire...


- Infermiere pheeghe con gli uzi pistols:


FOTTUTE INFERMIERE PHEEGHE CON I FOTTUTI UZI PISTOLS, CAPITO CAZZO?!
GAME OVER, STRONZI.
GAME OVER RIGHT NOW!

18 maggio 2011

Fatti più o meno noti della settimana [special guest post su UmoreMaligno.it]


Ok, ho ricominciato a scrivere di continuo da altre parti, ma non disperate, il prossimo post sarà una di quelle recensioni sciusciesche belle, ma belle, ma così belle... insomma, di quelle che quando ha finito di leggerle, poi dice: "Oh, era composta di parole". Se serve un'anticipazione, ecco qua, vi basta?




Nel frattempo, trascorrete l'attesa con l'ultimo grande post di Umore Maligno che vede la mia indispensabile collaborazione: 




E tenete sempre a mente che ogni volta che non si clicca sul link di Umore Maligno, la sifilide rinuncerà a colpire Maurizio Lupi.

16 maggio 2011

Se l'ultima speranza è un pugliese finocchio con problemi di pronuncia, vuol dire che è ora di scriverci un pezzo per il Mucchio

Congiuntamente alla magnificissima redazione di Umore Maligno, sono presente sul Mucchio Selvaggio di Aprile con un pezzo su un politico che è un grande comunicatore, trascinatore di folle e sessualmente scandaloso. Tuttavia, siccome siamo tutti un po' stanchi di Berlusconi, ci siamo accontentati di Nichi Vendola. 





Per leggere tutto, andate in edicola e comprate il Mucchio, oppure, se siete troppo taccagni o se essendo Maggio non trovate più quello di Aprile, cliccate qui sotto:




E ricordate: Umore Maligno, il sito che, se non viene visitato, impedisce che la figlia di Giovanardi si faccia mettere incinta da un ateo comunista spacciatore di droghe leggere.

11 maggio 2011

5 tipi di goal di merda che non voglio più veder prendere dall'Inter nella prossima stagione



 Come fare a limitare la sua superiorità nel gioco aereo?


1) Azione megafagiolata in area di rigore con settecento rimpalli e guarda caso alla fine il pallone va a finire proprio tra i piedi di [inserire_nome_miglior_giocatore_avversario] solo davanti alla porta spalancata mentre tutta la difesa è finita a terra e Julio Cesar è bloccato a centrocampo sotto a un elefante che passava di lì per caso

2) Lisci di Julio Cesar che nemmeno avesse sui guantoni tutte le secrezioni vaginali prodotte nella sua intera carriera da Jenna Jameson

3) Goal conseguenti ad infortuni di ottocento mesi a Samuel

4) Fallo da rigore la cui ingenuità è superata solo dall'inutilità, ad esempio (ma è solo una situazione ipotetica) stendere Ibrahimovic nel derby di andata quando era ovvio e straovvio che lo zingaro nelle gare importanti non segna manco se viene giù Cristo

5) Chivu




06 maggio 2011

L'università di ieri, l'università di oggi, il mercato del lavoro... insomma, 'ste stronzate qua


L'OCSE ci baca il cazzo perché abbiamo pochi laureati rispetto agli altri paesi fichi. L'OCSE, però, deve andare affanculo, perché non vedo dove sia l'utilità di un sistema universitario che sforna quintali di laureati, salvo poi che arriva il cervello in fuga dall'Italia e spezza le reni a tutti. Ok, potremmo discutere sull'evitare queste fughe di questi cervelli, ma non è l'argomento del post. L'argomento del post è parlare a vuoto per abbastanza tempo e poi rimettermi a lavorare.

 La fuga dei cervelli


Che le nostre università facciano il coolo a tutti è conclamato. La nostra preparazione generalista, almeno per quanto riguarda il mio campo di studi, ci rende più versatili e pronti a situazioni impreviste di chiunque altro. L'ingegnere italiano non è uno stronzo che sa tutto di un certo settore, è uno che si ingegna ("ingengere", dice nulla?) a risolvere un problema. In de iùèsséi, per dire, mica si laureano in Ingegneria Meccanica, no. Loro diventano "ingegneri ferroviari". Normale che si presenta un italiano che sa fare le divisioni a due cifre, e scoccia gli ossi a quello che sa tutto di bulloneria e saldatura a filo e niente del resto.

O forse, dopo aver frequentato delle università dove c'è al potere gente che semplicemente punta a non farti laureare, poi ti ritrovi avvantaggiato rispetto a cretini imbambagiti cresciuti col sistema anglosassone dove, a patto di pagare la retta di Oxford, la laurea è un diritto. La CEPU istituzionalizzata, insomma, però con più cultura ed edifici in stile gotico.
 
Che poi, a ben vedere, forse non abbiamo più nemmeno queste università durissime e selettive, o quantomeno questa cosa non è più la regola standard. Cioè, io non sono tanto vecchio, anche se abbastanza vecchio da avere fatto i primi tre-quattro anni col "sistema di una volta", e Cristo, era fottutamente più dura.

Secondo i bimbiminkia diciannovenni che incontro quando torno in facoltà per finire di laurearmi, però, oggi è ancora durissima come una volta. Ok, a costoro e a coloro che la pensano come costoro posso fare la concessione che in alcuni casi si incontrano ancora corsi di laurea progettati per farti mollare, anche se questo dipende solamente dalla città e/o dalla facoltà (intesa come Ingegneria Civile a Perugia VS Scienze Della Puttana Di Tu' Ma' a Canicattì, chiaramente, non certo come Giurisprudenza a Roma VS Giurisprudenza a Firenze, non fate i furbi).

Ma in generale, be', non so come sia andata negli altri atenei, ma nel mio quelli che si sono fatti la riforma del 2000 dal primo anno si sono sorbiti un training che al confronto entrare nei Navy S.E.A.L.S. è roba da checche. Questo perché i docenti, semplicemente, hanno ricondotto 35 esami in 5 anni a 35 esami in 3 anni, spiegando le cose in un terzo del tempo di prima e continuando a chiederti di saperle comunque tutte, quanto e come prima. Poi, visto che la percentuale di suicidi saliva stranamente, hanno aggiustato il tiro.

Una volta, una persona mi ha detto:
Sì, tu ti lamenti, ma sei un giovanotto, ai miei tempi nella mia città era molto più difficile laurearsi perché si faceva lezione nei cinema che mancavano le aule, in segreteria davano notizie parziali e contraddittorie e c'erano 26 esami da dare in 4 anni con libri da sette-ottocento pagine. Ora gli esami sono suddivisi in 3 esoneri e resi blandi al punto che i professori intitolano il loro libro "Ragguagli di..."
Già, ma cosa cazzo mi fregava di fare lezione al Warner Village, se poi l'esame me lo regalavano col 18 politico..? E la segreteria e l'organizzazione burocratica fanno schifo oggi tanto quanto e più di ieri, mi pare.
E soprattutto, con i tuoi 26 esami in 4 anni mi ci pulisco il sedere dopo aver cacato durante la pausa tra la terza e la quarta ora di una lezione del mio corso di laurea da 60 esami in 5 anni (o 35 esami in 3 anni, a seconda di quanto ti piace studiare). Non so di quale facoltà parlasse il tizio, ma cazzo, fosse stata anche Ingegneria Delle Microparticelle Fantascientifiche Applicate al Gran Buco di Culo di Dio, non poteva essere COSI' dura. Non con una media di 6.5 esami all'anno, cazzo. Non li posso sentire 'sti discorsi! C'ho rabbia esistenziale! Di dentro, ce l'ho!

E aggiungo che mi fa incazzare a bestia sentire politici e compagnia lamentarsi del fatto che la nostra università non prepara al lavoro e cazzate varie... La realtà è semplicissima e diversa, ed è la stessa da quando il mio povero nonno è emigrato in Svizzera: il lavoro non c’è, e se c'è fa schifo, e se c'è e non fa schifo è con un contratto Co.Co.Co.Pro.So.No.Mo.Dioilcristo. che scade fra cinque minuti, e per rinnovarlo devi raggiungere il notaio che ti attende al di là di un fosssato pieno di anguille elettriche e squali (elettrici). Squali elettici che hai progettati tu, sei un ingegnere genetico.

Io non penso che si trovino lavori da 900 euro al mese perché l’università ti ha preparato di merda, ma perché qualcun altro ci ha preparato la merda come lavoro.

Un altro mi ha detto:
Per quanto merdoso possa essere il panorama lavorativo, ci sono modi per elevarsi. Ad esempio, fare bene la propria facoltà, studiare davvero. Invece adesso vi parcheggiate all’università fino a trent'anni, per poi lamentarvi che manca il lavoro decente. Incolpate voi stessi.
Bah. Ho un carissimo amico che si è laureato con 106 alla triennale e 110&lode alla specialistica, prendendo 30 praticamente in tutti gli esami, facoltà Ingegneria Civile con specializzazione in Idraulica, e che ha sempre studiato seriamente, difatti è uscito a 26 anni, un anno al CNR... ecco, uno così, se la migliore offerta che trova ad un anno dalla laurea è un lavoro a 150 km da casa a 1.000 euro al mese tutte le spese a suo carico, con chi se la deve prendere? Non amo fare il solito nordista di 'sto cazzo, ma, viste le cose, allora preferisco quei paesi scandinavi nei quali ti "garantiscono" che se ti fai il culo a livello accademico verrai trattato con un minimo di decenza economica.
Anche perché, se mi guardo intorno, vedo che tutti gli ingegneri "arrivati" non sono quelli che hanno studiato tanto, ma quelli che sono stati dei bravi commercianti: clienti, amicizie, parentele, beccare il momento giusto, lavorare bene.
Non svilisco l'apporto personale, ci mancherebbe che dovesse bastare un 110 a garantire il sucesso, però che non si venga a parlare di "impegnarsi nello studio", perché non c'entra una sega.
Ah, se devi prendere la scusa che nella vita saremo sempre scavalcati dai raccomandati, bene, continua pure con la tua filosofia da perdente, vedrai che arriverai lontano.
Tsk. Conosco un sacco di gente che è arrivata lontano senza raccomandazioni e conoscenze, o QUASI senza raccomandazioni e conoscenze, che in Italia è comunque lodevole. Onore ad essi. Non conosco invece nessuno che sia arrivato lontano mostrando in giro il suo 110&lode.

Questo non vuol dire che se esci con 110&lode non sarai nessuno... mica è un demerito. Vuol dire solo che dipenderà da te. DOPO l’università, però, non DURANTE.

 
E soprattutto: squali elettrici.
Ficata cazzo.






02 maggio 2011

Karol Wojtyla è morto da sei anni. Beato lui. [special guest post su UmoreMaligno.it]


Un santo secondo i fedeli, un grande comunicatore secondo i massmediologi e un morto per tutti gli altri: Karol Wojtyla è stato così amato che a volte sembra sia ancora vivo. E invece è solo un tedesco vestito uguale.

Wojtyla nasce il 18 maggio 1920 a Wadowice, ridente cittadina nel sud della Polonia. Fino ad allora. Come molti suoi connazionali è costretto a emigrare in Italia per cercare un modesto impiego da papa. È il 1978: la fortuna vuole che papa Giovanni Paolo I schiatti dopo 33 giorni di pontificato e così per Wojtyla si libera subito un posto.

Da papa, sceglie il nome di Giovanni Paolo II. In parte in onore del suo predecessore e in parte perché il conclave boccia la sua prima scelta: papa Vasco I.

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