06 novembre 2009

L’ARTISTA ovvero A VOLTE PURE IO SCRIVO COSE SERIE


L'Artista uscì di casa per camminare nel Mondo, perché voleva cercare qualcosa su cui scrivere. L'artista stava cercando il bello, perché solo per esso in quel momento voleva spendere parole.
Egli vestì la sua figura alta, ma esile - la sua figura perennemente spettinata per colpa dei suoi capelli ondulati e finissimi, dall'indefinibile ed orrendo colore tra il biondo ed il castano - con un paio di scarpe nere ed un cappotto dalla scurissima eleganza.
Egli salì sulla sua auto e si diresse verso la città, perché voleva passeggiare per la piazza principale, ma prese la strada di campagna, (no, non la statale, certo!) perché voleva vedere colline e campi coltivati, o incolti, faceva lo stesso. L'artista teneva le gracili mani, curate, non certo le mani di una persona abituata a lavori manuali, sul volante; e guardava intorno, al paesaggio in movimento...

C'è così tanta bellezza nel mondo!
Un giorno o l'altro bisognava scrivere qualcosa sulla campagna... ma non oggi. Oggi era il giorno per passeggiare in piazza.

Ed egli giunse nella piazza, guardò attorno a sé, e vide palazzi, vicoli, il corso principale.

La bellezza, nel Mondo, è ritrovabile in qualunque cosa!

L'artista si diresse verso il corso, ed iniziò a percorrerlo. Egli guardava con disprezzo quasi tutti quelli che il suo sguardo incrociava: vedeva persone alte, atletiche, con facce sorridenti, gradevoli, con capelli di un meraviglioso biondo grano o di un conturbante nero corvino, perfettamente lisci o ricci in maniera fantasiosa, rigorosamente capelli spessi... questa gente non faceva certo fatica a pettinarsi, anche se forse ne faceva a pensare.
L'artista vedeva occhi azzurri come il lampo, scuri come perle nere o verdi come lo smeraldo, ma erano tutti occhi vuoti, occhi senza curiosità, occhi usati solo per vedere. Egli vedeva gente vestita con abiti costosissimi, tuttavia incapace di essere elegante. Tutta gente vuota, avvinghiata al mondo materiale, perché un altro non le è dato, tutta gente che non si interroga, tutta gente incapace di capire l'arte. Di capire l'Artista.

Che tragedia, il provare una sensazione incommensurabile, averla così chiaramente in pugno, e di contro non poterla far capire agli altri!

L'Artista guardava gli altri con interiore disprezzo, anche se lo sguardo esteriore comunicava indifferenza.
E, giunto che fu a metà del corso, s'intrattenne un istante in più ad osservare un giovanotto ben vestito che sostava davanti a uno dei palazzi più importanti del corso. Com'era bello quell'edificio! Nulla, proprio nulla aveva, di architettonicamente rilevante, eppure bellezza vi era, bellezza nel tutto. Il tutto era bello; il particolare, come sempre, volgare. Egli si accostò al giovane e notò che stava fissando la vetrina di una libreria; il giovane sembrava guardare con insistenza un cofanetto di edizione rilegate. Si trattava del "Ciclo delle Fondazioni", di Isaac Asimov.

Isaac Asimov!
Mio Dio, che grande scrittore era stato quell'uomo, morto solo pochi anni prima. Il "Ciclo delle Fondazioni" gli aveva dato immensa fama e riconoscimento a livello mondiale, ponendolo sul piedistallo della storia della letteratura come l'indiscusso padre della fantascienza moderna. Eppure, solo un idiota poteva affermare che un'opera come Le Fondazioni fosse semplice fantascienza. Chiamarla fantascienza era anzi un'offesa bella e buona. Era tutto: storia, politica, futuro, religione, passato, lingua, costumi, società, fantasia... e non era certo il classico romanzo moderno: al contrario, una volta finito di leggerla, si poteva ben dire di aver acquisito qualcosa. Inoltre, Le Fondazioni erano scritte in uno stile estremamente semplice e scorrevole, eppure vi era piacere anche solo nella pura lettura, a prescindere dal significato.

Possibile che questo giovane stesse pensando anche lui...
Ed il giovane, avvedutosi di essere osservato, disse con entusiasmo:
- Li ho letti tutti! Fantastici, non trova? Questi, sa, sono dei libri fantastici!
- Sì... – rispose cautamente l'artista.
- Sono troppo belli! – continuò il giovane, gaio per l'assenso appena ricevuto – Non ho mai letto romanzi di fantascienza migliori di questi. Ma s'immagina, migliaia di anni nel futuro, milioni e milioni di pianeti abitati, viaggi nell'iperspazio...
E l'artista si addolorò tra sé, pensando "Ahimè, no. Nella testa di costui non c'è la letteratura."
Augurò buona giornata e proseguì nel suo errare.
L'artista continuava a guardarsi attorno e la gente gli fluiva accanto, mentre egli tagliava la folla come la maestosa chiglia di un transatlantico fende facilmente le scure acque di un oceano. Il suo lungo cappotto scuro gli svolazzava alle spalle, agitato, più che dal debole vento di tramontana di quella giornata autunnale, dal suo incedere deciso e sprezzante. Egli sembrava procedere due volte più veloce degli altri, ed almeno tre metri sopra. Nessuno osava frapporglisi, nessun iceberg aveva il coraggio di affrontare quella nave; pareva quasi che le gente si scostasse di proposito al suo passaggio.

Ah, quante persone – il Mondo ne è pieno – solo perché provano una volta ogni lustro un sentimento, un'emozione, frivola o meno, un qualcosa che sentono più grande della vita corporea, si credono uniche, elette, dotate di concetti superiori! E non riuscendo, per povertà d'intelletto, ad esprimere la loro sensazione, le attribuiscono allora un che di mistico, che dovrebbe nell'immaginario di questi individui porre loro stessi come soggetti più elevati, che non possono essere capiti dagli altri, quando invece non sono altro che la mediocrità delle mediocrità, ed anzi, sono proprio loro quella gran parte della gente che è incapace di capire!

Così si rabbuiava l'artista, quand'ecco si accorse di essere arrivato in fondo al corso, nel punto dove una delle porte della città fa da confine con una squallida zona periferica. Ed egli vide, sugli scalini di una chiesa, due giovani in atteggiamenti affettuosi. Lei aveva non più di diciott'anni, era rossa di capelli, minuta e dallo sguardo poco intelligente. Nel complesso era carina, ma, ad onor del vero – per quanto possa il vero essere definibile – fondamentalmente insignificante. Lui era sui venti, fisicamente ben piazzato, indosso un giacchetto di jeans con il collo foderato di lana ed ai piedi scarpe ginniche argentate. Portava un taglio di capelli che denotava una pochezza mentale fuori dal comune. Due giovani fidanzati, due miseri rappresentanti dei rispettivi sessi, ignari di tutto quanto c'è di enorme nel Mondo, inconsapevoli di non avere la minima possibilità di terminare assieme i loro infruttuosi giorni su questa Terra, del tutto all'oscuro delle sicure sofferenze che la vita stava preparando per loro...

Ma, d'altra parte, avrebbero costoro veramente sofferto?
Essi erano le classiche persone che nulla mai sapranno riguardo alla vittoria, e, di conseguenza, alla sconfitta. Avrebbero forse fatto parte di quelli che, di fronte alla prima pena, si sentono puniti, espiatori di chissà quale grande peccato originale, soli nel dolore, incapaci di comunicare col prossimo, giustificati a rinchiudersi, troppo sensibili per un Mondo insensibile, troppo profondi per non distruggersi nella sofferenza...

Ma improvvisamente, avverbio inadeguato eppur necessario, accadde qualcosa. I due fidanzati si scambiarono un paio di battute, risero di gusto insieme, si guardarono. Gli occhi di lei luccicavano, quelli di lui erano del tutto naufragati in quelli di lei; si baciarono.

E lui provò invidia. Lui si sentì triste.

I due fidanzati si avviarono verso un bar della periferia dall'aspetto alquanto scalcinato; l'Artista raccolse i cocci del suo orgoglio, li nascose per bene dentro al suo bagaglio culturale, e si avviò verso la sua auto, e, di lì, a casa.



[Ottobre 2004]








36 commenti:

  1. ehi Federico, ma questo post è bellissimo. Hai l'animo del poeta. Sai cosa di emozionerebbe? Un tuo attore preferito che leggesse ad alta voce quello che hai scritto

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  2. Grazie. Avrei in mente un paio di nomi.

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  3. L'artista si è reso conto che la bellezza è nell'amore. E lui cercando chissà cosa, non era ancora arrivato a scoprire quanto fosse semplice la sua ricerca.

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  4. Conclusione: l'Artista è un autentico Pirla, come si dice dalle nostre parti.
    Bello, bello!

    E poi, andiamo, il Ciclo delle Fondazioni un capolavoro! Bellino, per carità, ma dopo la saga del Mulo e l'inizio di quella menata allucinante di Galaxia perde molto. Decisamente migliori sono i suoi racconti, anche se ho sognato diverse volte di spaccare la testa a Susan Calvin con una spranga di ferro.

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  5. Susan Calvin è un puttana frigida.

    Quanto alle Fondazioni, è chiaro che ci si volesse riferire al ciclo classico. Ad un lettore attento non sarebbe infatti sfuggito che il successo di Asimov circa le Fondazioni è dovuto appunto a tale serie, che ha vinto nel 1966 il premio Hugo speciale per il miglior ciclo di tutti i tempi.

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  6. applausi, applausi, applausi... gran bel post sciuscia

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  7. Oh, vi devo dire la mia?
    Secondo me questo racconto non è un granché. Lo scrissi tempo fa, e volevo postare una cosa "seria", ma... boh, non lo trovo ben riuscito.
    In molti punti lo stile cade, non si mantiene costante, ed io odio quando capita questo.
    Diciamo che è a tratti superficiale, rileggendolo mi è sembrato come se quando l'ho scritto non avessi avuto voglia di approfondire ed impegnarmi.

    Avrei dovuto rivedere e correggere questi difetti, ma non ne avevo voglia.

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  8. che post! inaspettato. sorprendente!

    buon weekend!

    ^___________^

    p.s. Kevin è mio marito ;-)

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  9. Lo stile é carino e pulito, però la storia che si propone una certa profondità (cosa che traspare in modo chiaro) cade molte volte in luoghi comuni quasi involontari... L'intellettuale che prova invidia per i due fidanzatini, la loro pochezza mentale che viene espressa da un taglio di capelli... Insomma, é tutto un po' Mocciano.
    E poi dai, un artista al giorno d'oggi non cerca mai la bellezza: cerca il pensiero! Esiste l'arte brutta, l'arte sporca, l'arte imperfetta, ma non può esistere l'arte senza l'IDEA. E' quello che la sostiene, non la "bellezza" che é solo un orpello estetico e virtuosistico.

    Usa il Super Io solo per la forma, non per il contenuto, e vedrai che hai le piene doti per scrivere in modo più spontaneo e genuino, come hai dimostrato già nei post ironici ;)

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  10. Credo che tu ci abbia preso in pieno.

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  11. "Oh, devo dire la mia?
    Secondo me questo racconto non è un granchè"

    Penso che vada bene. Credo che nessuno abbia diritto a postare un contenuto con la altezzosa certezza dell'aver scritto qualcosa di bello. E poi una "b-side", di tanto in tanto è anche gradevole da leggersi, mette in luce altri aspetti di chi la scrive (nel tuo caso il racconto "serio" che non ha soddisfatto le intenzioni di partenza)

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  12. La definizione di "B-side" mi aggrada parecchio.

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  13. Boia, Cain é un ganzo.
    Vorrei fargli correggere anche i miei post. Speriamo però che non sia l'anonimo che non si pulisce il culo.

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  14. Eh sì, Cain é proprio un ganzissimo! :D

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  15. A me è piaciuto molto. Sarà che quel modo particolarmente stupido e malinconico di essere snob lo si prova spesso, ed è proprio vero che basta una cazzata, spesso una cosa di quelle che provi a disprezzare, a farti ricadere nella stessa pochezza di tutti gli altri.

    Pensando alle parole di Cain, devo dire che forse lo stile ha davvero subito un po' quell'influenza, ma ogni tanto un po' di "romanticismo" (sia letterario che nel senso moderno del termine), anche se un po' banale, ci sta bene secondo me, perché esprime malinconia, ed è di variazione dal cinismo e/o dall'ironia. Quindi non te lo valuto da 0 a 10, ma come un ++ da aggiungere ad un altro post, magari più malinconico e cinico.

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  16. ehi, ma questo non era un blog satirico?!? non vorrai mica diventarmi un illustre letterato?!?

    scherzo. bel pezzo e, alcune trovate, sono entusiasmanti. complimenti.

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  17. Un vero autore satirico deve essere un letterato.
    A ogni modo, non sono nessuno dei due, ma credo che di quando in quando lo pubblicherò, qualcosa di serio. Magari, impegnandomi di più per avere un risultato stilistico migliore.

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  18. Ehilà!mattacchione!ma che bel post!bravissimo!!complimenti davvero...ma io lo dicevo che nascondevi il tuo talento!!scherzo...sei geniale!dolce serata.

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  19. No, non é un problema di romanticismo-cinismo Jaeum. Secondo me anche il cinismo, se usato male, può scadere nel profondamente scadente e banale. Non dimentichiamoci che il cinismo troppo spesso é usato come scappatoia, e scade nel "Non me ne frega un cazzo di questo, ma per non vergognarmi del mio menefreghismo lo rivendico per sembrare un gran figo che la sa lunga".
    Il romanticismo é più che giusto... Ma, non lo so, secondo me presuppone un'estrema nudità dell'anima dello scrivente, per funzionare. Per funzionare deve essere pura coscienza che diventa parola. L'eccesso di razionalità invece, per definizione, lo indebolisce.

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  20. Uhm. Sono spiacente per l'abuso del termine "scadere".
    Maledetti post non riletti due volte.

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  21. Al di là dell'abuso di scandenza, sono d'accordo con quanto hai detto sopra. Anima nuda. Sì.

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  22. Mi è piaciuto, la figura del "letterato rompicogl... saccente" si potrebbe calare su molti soggetti (rischio il linciaggio mediatico se dico Cacciari?) che guardano il mondo dall'alto con aria apparentemente schifata.
    Mi dico spesso che quell'aria potrebbe derivare da ulgere gastriche mal curate. ;-))
    Buona giornata Sciuscia

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  23. @Tina: Il protagonista di questo storia è più stronzo, di Cacciari.

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  24. "Qua urge topa."

    Tipico lettore di bassa lega che si sente a suo agio solo tra gnocca, bestemmie, attacchi alla chiesa e battute su Marrazzo.

    (A breve, un post su queste tematiche. E' il popolo che lo chiede.)

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  25. ma questo è un capolavoro....sono rimasto a bocca aperta

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  26. Una chiusa fantastica, davvero

    a me ha fatto tanto pensare al tizio che sente dolore ovunque si tocca ed in realtà ha il dito rotto...

    Un abbraccio

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  27. felice di avere un nuovo lettore. e di avere un nuovo spazio da leggere.

    e cmq alla fine sono convintissimo che lei farà le corna a lui. E' scontato.

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  28. Appena finito di leggere. Che due coglioni mamma mia.

    "l'Artista raccolse i cocci del suo orgoglio, li nascose per bene dentro al suo bagaglio culturale, e si avviò verso la sua auto, e, di lì, a casa."

    Quanto c'hai ragione. Complimenti, cavo.

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  29. @Mr_Nick: Questo era un post against voi lettori scanzonati e mattacchioni.

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  30. Ma io aggio apprezzato molto! Il mio "Che due coglioni mamma mia." era solo uno scherzo.

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